Convertirsi al sorriso di Dio

Sorridere ci fa belli perché ci rende sani o sorridiamo perché lo siamo già?

In entrambi i casi possiamo contaminare il mondo con la nostra pacifica allegria. Semplicemente condividendola. Un sorriso è l’idioma silenzioso più universale. Perché catalizza i suoi simili moltiplicandoli. E’ così che avviene il contagio ‘rosa’. E’ così che ci liberiamo dal ‘cattivo sangue’ delle preoccupazioni e delle inquietudini.

C’è un sorriso per ogni situazione. Se gli diamo spazio come segnale di accettazione, di accoglienza e di pace del ‘qui e ora’, ogni parte del corpo e dell’anima reagisce con allegria.

L’assenza di conflitti interiori è il terreno fertile dello star bene, l’automedicina più efficace, l’elisir di lunga vita.

L’aritmetica dell’amore fa tornare sempre i conti. Nella misura in cui accettiamo che ogni pensiero è un’opinione, possiamo modificarlo. E questo vale anche per la qualità dell’emozione che ne deriva. Se scegliamo di essere in pace sempre, senza giudizio, vivendo ‘l’altro’ come estensione di sé, finiamo per assomigliare a Dio. Il nostro sorriso sarà come il suo.

Contemplare la natura, respirare un bosco, assorbire la luce del sole, ci connette alla nostra essenza luminosa.

Nutrirci di luce e movimento, di sorrisi, di danza e di canto, ci fa germogliare al di fuori del ritmo delle stagioni, nutrendoci di una sostanza divina liberata. Per essere sempreverdi, progettiamo allegria!

Se saltiamo oltre gli steccati della nostra materialità, forse troveremo solo cielo e riusciremo a ‘vedere il mondo in un grano di avena’.